Presentazione del libro
LE STIGMATE E LA MISERICORDIA
di fra Francesco Neri

TESTIMONIANZE

Nell’ambito delle attivita' svolte ad Alessano per la festa di S. Francesco d’Assisi, e' stato presentato il libro LE STIGMATE E LA MISERICORDIA, scritto da fra Francesco Neri, sulla figura del servo di Dio don Tonino Bello.

Hanno partecipato all’evento, il nostro vescovo Mons. Vito Angiulli, lo storico della nostra diocesi mons. Salvatore Palese, l’editore Renato Brucoli e il fratello di don Tonino Bello, Trifone Bello.
Tra le tante testimonianze emerse durante l’incontro, molto sentito e partecipato, voglio raccontare il mio primo ed ultimo incontro con don Tonino.

Il primo incontro avvenne a fine ottobre del 1968. Finito il percorso seminaristico, i superiori mi mandarono ad Alessano, allora casa del noviziato, come confessore dei novizi.
Non ricordo più il giorno preciso quando mi presentai alla porta del convento di Alessano con la mia valigetta con gli effetti personali. Non avevo altro se non alcuni libri che mi erano stati regalati il giorno dell’ordinazione sacerdotale.
Allora mi chiamavo fra Alfonso da Campi Salentina, (secondo l’uso del tempo) nome che mi era stato donato dal maestro dei novizi, Fra Giulio da Barletta, il giorno del mio secondo battesimo (così allora si percepiva la vestizione religiosa), quando mi furono donate le sacre lane cappuccine, del Poverello di Assisi.

Mi accolse alla porta fra Loreto da Montemilone. Imboccato il corridoio del primo piano, vidi in fondo un prete alto, magro, un po’ atletico, giovane che conversava amichevolmente col guardiano fra Celestino Nitti e fra Giulio.
Domandai al frate che mi accompagnava: «Chi è questo prete?... Che fa qui?... Non era meglio che se ne andasse dal suo vescovo?». Fra Loreto non ebbe tempo per rispondermi perché avevamo raggiunto il gruppetto. Quel prete mi guardò e, senza aspettare che io chiedessi il benedicite al guardiano, mi disse: «Buon giorno! Sono don Tonino! Ah! Tu sei fra Alfonso che stiamo aspettando!». Preso così in contropiede e senza smettere di guardarci negli occhi, mi sentii nudo, letto, ascoltato…

Dissi: «Bene, sono io!», e riferii quanto avevo detto al frate poco prima. E lui: «Tu non sai. Non mi conosci. Ma io qui sono di casa. Questa è la mia stanza –indicando col dito una porta. Ogni mese mi vedrai qui per il ritiro mensile e… mangerò sempre con voi!».

Uno sguardo intenso che durò tutto il tempo del dialogo, generò una grande amicizia che durò per tutto il tempo della sua vita. Qualche mese dopo, quando ero riuscito a raccogliere intorno al convento un gruppo di ragazzi associati alla Gi.Fra., con gusto e gioia partecipò a tanti nostri incontri. E quando si associarono le famiglie di tutti quei ragazzi (circa 80) diventò il punto di riferimento per loro e per me, giovane sacerdote. La sua parola, la sua fantasia, le sue utopie, il modo come esprimeva la sua fede, la sua adesione a Cristo e il suo impegno per l’uomo ci scaldava il cuore.

Poi io partii per il Mozambico, era il 18 novembre del 1970.
L’amicizia e il rapporto con don Tonino si approfondì lungo gli anni. Non ci siamo mai scritto una lettera. Ma ogni volta che tornavo in Italia ci siamo cercati. Si rinnovava quello sguardo intenso  e ci dicevamo tutto il vissuto italiano, per lui, mozambicano per me.

Il mio ultimo incontro con don Tonino avvenne il 07.02.93. Tornavo dal Mozambico per celebrare il 25° del mio sacerdozio. Sbarcato all’aeroporto di Bari, fra Benito De Caro, che era venuto ad accogliermi mi disse: «Il tuo amico sta molto grave!». Gli risposi: «chi è questo amico… ne ho tanti». E lui: «Don Tonino Bello».

Arrivati in convento e scaricata la valigia chiesi la macchina per andare a Molfetta. Trepidando per le notizie ricevute, riuscii ad arrivare all’episcopio. Era di sera. Era la prima volta che andavo in episcopio di Molfetta. Nell’atrio, fili e panni stesi. Erano degli albanesi sbarcati a Bari quasi un anno prima e ancora ospiti in episcopio, accolti da don Tonino. Mi indicarono la scala d’accesso all’appartamento del vescovo.

Incontrai Trifone Bello, il medico fratello di don Tonino. Lo conobbi subito, era uno di quei giovani del gruppo Gi.Fra che avevo fondato ad Alessano tanti anni prima. Ma lui non mi conobbe. Mi presentai e chiesi di salutare don Tonino. Mi disse che, stando molto male, non poteva ricevere visite. Gli dissi: «Digli a don Tonino che fra Alfonso, arrivato ora dal Mozambico, vorrebbe salutarti». Un po’ infastidito per la mia insistenza, entrò nella stanza di don Tonino.

Dopo qualche tempo, tornò e mi disse: «Ma tu sei quel fra Alfonso di Alessano? Come mai non ti ho conosciuto?». Io gli dissi che lo avevo subito riconosciuto ma non avevo voluto forzare la porta…
Poi mi accompagnò nella stanza di don Tonino.
Non era più quell’uomo atletico di 25 anni prima. Era consumato dalla malattia. Ma era vigile, sereno, fiducioso di essere accompagnato dal Dio della speranza.                        

Ci guardammo come 25 anni prima. Mi prese la mano, mi fece accomodare. Ci confessammo e ci affidammo al Padre.
Poi mi disse che avrebbe voluto morire ad Alessano, ma aveva scelto di tornare a Molfetta perché lì era il popolo che Dio gli aveva affidato. Il letto della malattia, della sofferenza e del dolore era la sua nuova cattedra di pastore. Solo così poteva sentirsi fedele alla vocazione di vescovo.

Poi continuò: «Ti ricordi che quando, qualche anno fa (era il giugno del 1988 a questo incontro si riferiscono le foto), tu lanciasti a Giovinazzo la sfida -Se scoppia la pace in Mozambico, qualcosa succederà a…- ti ricordi che ti promisi di venire a trovarti Mozambico? Ho sempre ricordato questa promessa. Vari impegni me lo hanno impedito. Ora vedo che non potrò più venire. Offro la mia vita anche per la tua missione, per quel popolo e quella chiesa che soffre».

Poi mi scosse la mano e con un sorriso che gli illuminò il viso, continuò: «Mi raccomando! So che i frati stanno pianificando la chiusura di vari conventi… Se doveste chiudere tutti i conventi, l’ultimo deve essere quello di Alessano. Quello è il mio convento! Ma abbiate fiducia! Le vocazioni verranno! Il Signore è grande! Quando andrò in paradiso pregherò il Signore per voi!»

Fra Fra